Vietati abbracci, baci e strette di mano. Questo è il mantra scandito da politici, medici e scienziati sin dall’inizio della pandemia. L’abbraccio, gesto normale per gli italiani, è diventato proibito. Quindi è un tema di questa puntata, con due poesie a esso dedicate.
La poesia è il secondo tema: ritorna la poetessa sardo-corsa citata nella trentaduesima puntata di Voci dall’Italia e c’è anche spazio per una poesia sul risveglio.
Centrale, come sempre, la pillola di gratitudine di Alessandra Pagani, questa volta espressa per l’astro d’oriente.
Infine, una rubrica di testimonianze dalle sbarre di prigione, per non paragonare la quarantena alle misure cautelari.
Buon ascolto a tutti, con la trentatreesima puntata di Voci dall’Italia.
Che cosa significa ascolto?
Che cosa significa ascoltare? A questa domanda risponde Paola, da Messina, storica contribuente di Voci dall’Italia, con l’ausilio della poeta Antonella Anedda, già citata nella puntata precedente. Essa ha infatti definito la parola “ascolto” nel Piccolo dizionario della cura, una raccolta di poesie e saggi di autori differenti. Tra i vari esempi che la poetessa fornisce, c’è anche l’ascolto con la sola A del linguaggio militare: ascolto come una vedetta.
Il saluto al Sole appena sorto
Buongiorno Sole! Ecco il senso della pillola di gratitudine che Alessandra Pagani presenta per il trentatreesimo giorno felice. Infatti, a lei piace vedere i raggi del Sole sul far del mattino, per un riavvicinamento alla natura favorito dalle restrizioni sanitarie. Infatti, non ha fatto a meno di notare perfino il suo ciliegio in fiore e il ronzio delle api. Ha anche iniziato a esporsi al sole con le dovute protezioni, pur odiando l’abbronzatura, per sentire la pienezza vitale dell’astro d’oriente.
Ma la sua pillola di gratitudine non è solo per la stella del sistema solare: Alessandra rivolge un pensiero anche a quei medici e infermieri lontani dalle loro famiglie a causa della pandemia.
Il risveglio
Alla pillola di gratitudine di Alessandra, segue una lettura poetica del laziale Massimo, che legge una poesia sul risveglio.
I sogni dietro le sbarre
L’isolamento coatto in casa, imposto dalle restrizioni sanitarie, è stato spesso equiparato agli arresti domiciliari. Ma facciamo un grosso azzardo a paragonare una quarantena a una misura cautelare? L’unico aspetto comune al lockdown e agli arresti domiciliari è l’obbligo di barricarsi in casa. Ma il lockdown ci consente di comunicare con l’esterno, tramite social e cellulare; gli arresti domiciliari sono invece coercitivi e qualsiasi comunicazione con l’esterno è severamente bandita. Quindi non dobbiamo considerare privazione della libertà, una misura sanitaria che è tutt’altro in confronto alla detenzione. Lo sa bene il giornalista Paolo Aleotti, che ha raccolto le testimonianze dei carcerati nel penitenziario di Bollate, uno dei più rigorosi in Italia. Le testimonianze sono raccolte in una rubrica per Casa Sirio, intitolata Sogni dietro le sbarre, che l’ascoltatrice Marina, da Roma, ci invita ad ascoltare, per farci capire perché sbagliamo a paragonare le sbarre metaforiche della quarantena a quelle reali di una cella di prigione.
Torneremo ad abbracciarci
Un abbraccio è ciò che più ci manca in questo periodo di quarantena. Distanziamento, mascherine e igienizzazione delle mani sono le regole dettate da medici, scienziati e politici per contrastare il coronavirus. Quindi bisogna evitare baci, abbracci e strette di mano. Per sopperire a questa mancanza, interviene Valeria Natalizia, in chiusura di puntata, con la lettura di due poesie sull’abbraccio: Una poesia è di Pablo Neruda, l’altra è di Charles Bukowski.
E con la terapia poetica si chiude la trentatreesima puntata di Voci dall’Italia, che potete riascoltare qui.