“Sembrava che la nostra vita si fosse già richiusa sopra il vuoto lasciato da Georg. Il buco c’era ancora, sotto la superficie, e quando gli altri ci pensavano venivano colti dal senso di colpa oppure diventavano gentili, o l’una e l’altra cosa. Poi mi guardavano e abbassavano rispettosi la voce, e intuivo che si aspettavano qualcosa, ma non sapevo bene cosa. Non riuscivo a capire se fosse il lutto a metterli di tanto in tanto a disagio, oppure la timidezza nei confronti del lutto altrui o se fosse qualcosa di completamente diverso a insinuarsi tra noi e l’assenza di Georg.”
Spesso sono felice, Jens Christian Grondal, Feltrinelli, 2016
Spesso sono felice è una lunga lettera all’amica del cuore sull’amore, il matrimonio, la costruzione e lo scioglimento di una famiglia.
La protagonista, Ellinor, è un’anziana settantenne che scrive una lunga lettera alla sua migliore amica, una danese di origini italiane, morta giovane tanti anni prima. Nei freddi paesaggi del nord europa, fatti di casette tutte uguali, strade fangose, cappucci alzati a coprire la testa dal vento e cieli bassi e scuri, la protagonista fa il bilancio della propria vita, segnata da inganni e tradimenti, da dolori e lutti, e da un grande, terribile segreto. Il romanzo fa il ritratto del matrimonio, sia della protagonista, che quello dell’amica scomparsa, ma anche il matrimonio dei figli e delle nuore.
Può uno scrittore (maschio) descrivere con piena padronanza i sentimenti di una donna?
Come ogni libro scritto da un autore (maschio) in prima persona femminile mi scatena una domanda. Ma davvero uno scrittore riesce a rappresentare, a immaginare e a riportare in parola come vive il matrimonio e l’amore una donna? E riesce a descriverlo? So che si tratta di fiction: se uno scrittore riesce a immaginare mondi fantastici, come quello in cui è ambientato Harry Potter oppure se riesce a immaginare addirittura una lingua, come l’elfico inventato da Tolkien, perchè non dovrebbe esser capace di rappresentare i sentimenti femminili di amore, famiglia, costruzione di una famiglia e scioglimento, lutto? Sono molti i romanzi in cui uno scrittore (maschio) parla in prima persona femminile di amore, matrimonio, relazioni.
1. Spesso sono felice, Jens Christian Grondal, Feltrinelli
Un libro sull’amore e sulle relazioni famigliari: dalla costruzione della famiglia al lutto, passando per i figli e per i ruoli di madre, matrigna, moglie, amante, scritto in prima persona femminile, da un autore (maschio) danese. Mi è piaciuto, è un bel libro ma mi ha lasciato una perplessità.
2. Michael mio, Amos Oz, Bompiani
Anni fa comprai Michael mio, il racconto in prima persona femminile scritto dall’autore (maschio) Amos Oz: anche in questo romanzo si narra la storia di un matrimonio, dall’inizio al lutto, il tutto ambientato in Israele. “Scrivo questa storia perché le persone che ho amato sono morte. Scrivo questa storia perché quando ero giovane avevo una grande capacità di amare, e ora questa capacità di amare sta morendo. Ma io non voglio morire.” Inizia così il racconto in prima persona di Hannah, la storia di un matrimonio e del suo fallimento. La narrazione tutta femminile di Oz procede con uno stile breve, spezzato, quotidiano, che sonda i pensieri più nascosti e le emozioni più profonde nella confessione della protagonista. Mi è piaciuto, eppure, non mi ha convinto.
3. Le prime luci del mattino, Fabio Volo, Mondadori
Anni dopo, nel 2011, la mia amica Elena V, mi regalò un libro di Fabio Volo, Le prime luci del mattino dicendomi “tu leggi sempre dei mattonazzi* perché non provi Fabio Volo? io lo ascolto alla radio ed è divertente” (*mattonazzo= libro lungo e noioso). Ne Le prime luci del mattino la protagonista, che si chiama Elena, è una donna in carriera sposata con Paolo, con cui ha una relazione tranquilla ma monotona. Elena è una donna infelice e crede che “due infelicità insieme possano dare una felicità”. In realtà il suo matrimonio non funziona e decide così di cambiare vita e… si getta in una relazione extra coniugale. Questo libro mi è piaciuto in parte.
Secondo me, no, non può. Questo non toglie che siano tre bei romanzi, ma, secondo me, hanno il difetto di essere scritti in prima persona femminile, da un uomo. E si sente. O almeno, io lo sento.
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