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Ho letto Spatriati in poche ore, senza cercare una storia compiuta, o un messaggio politico nelle descrizioni del paesaggio lunare del Sud della Puglia. Più nello specifico siamo a Martina Franca (Ta), territorio in cui l’amore recriminato, tracotante e frainteso per la propria terra amplifica il passaggio sconsacrato di Claudia e Francesco nella vita dell’altro/a. La tensione che genera il loro rapporto fin da subito compromette ogni tentativo di imbastire un legame sentimentale: entrambi sono il frutto di due matrimoni vanagloriosi e per di più i loro genitori diverranno amanti quando loro iniziano a frequentarsi.


«Mille e mille italiani spatriati emigrando a cercar lavoro»

Riccardo Bacchelli nel suo capolavoro del 1938 Il mulino del Po


Claudia è intrattabile, intrattenibile e scostante, riempie le sue giornate di strappi ed eccessi, nutrendosi di ansie di fuga, poesia e sublime. Francesco è attratto dall’impensabile, dal senso sacro della vita che gli sfugge, della fede religiosa e a poco a poco, si allontana psicologicamente dalla realtà greve del microcosmo provinciale benché lo continui a subire, sentendosi esule in patria e straniero a sé stesso. Claudia si ritroverà solo a Berlino, accogliendo il lusso delle coincidenze a braccia aperte. La sua filosofia di fondo le impedisce di ammazzarsi con troppe domande dacché le cose si conoscono solo provandole e rimangono imperscrutabili come i fenomeni della natura. Francesco, invece, affossa il presente nel rimorso, fino al suo vago tentativo di prendere il volo. L’arte della fuga è un atto di coraggio incosciente, ma lui si abbandona solo all’elastico che lo riporta indietro.

Spatriati Mario Desiati
Spatriati, Mario Desiati

Un romanzo sull’amicizia che vince la distanza, sul sapersi accettare e capire cosa è giusto per sé stessi, sulla scelta di andare lontano per riuscire a trovarsi 

Nel dialetto pugliese “spatriati”, chiarisce Desiati nell’apparato di note che arricchisce il romanzo, allude alla condizione di chi è ramingo, disperso, interrotto, storto poiché non assume una posizione stabile: con questa parola, l’autore ci affida una fotografia esistenziale di una generazione espatriata e precaria per vocazione e necessità. Dal punto di vista sentimentale, i protagonisti vivono un equilibrio imperfetto fatto di attrazione e repulsione. Scottato dalla sua rassegnazione, Francesco, insaziabile nei confronti degli uomini, Claudia. Entrambi scontano il peso del mito dell’estero meritocratico, ma sono incapaci di sperimentare un riscatto autentico nei confronti della condizione decentrata che in parte hanno scelto.

Spatriati, di recente entrato nella dozzina 2022 del Premio Strega, è una lettura piacevole e disimpegnata senza diventare conciliante. A volte, avrei voluto saperne di più, perché la reticenza diventa amarezza e al contempo, un invito a completare il quadro. Desiati rivolge uno sguardo malinconico verso la condanna senza condizionale di un legame impossibile, con sé stessi e con il Sud atavico che concede più sogni che lavoro.

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Anna Quatraro nasce a Padova il 25 febbraio 1989, studia lingue moderne fino alla laurea specialistica. Lettrice accanita, alterna la poesia alla critica, la narrativa sudamericana ai classici italiani. Una sola certezza la guida: è la scrittura a frequentarla, e non viceversa, ispirandole poesie, recensioni, racconti per fanzine come Flanerí, Verde e blog letterari, come Grafemi.

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