Speriamo che la pausa estiva vi abbia permesso di riprendervi.
Eccoci con una nuova recensione
Soprannaturale ma umano
Una giovane donna di nome Amanda giace in un letto d’ospedale. Un bambino, David, le siede accanto. Lei non è sua madre; lui non è suo figlio. Nel travolgente dialogo tra i due si dipana una storia di anime spezzate, sullo sfondo di una campagna oscura invasa da liquami tossici: la realtà che si fa sogno, o forse incubo. Perché la donna è in fin di vita? E dov’è la piccola Nina, figlia di Amanda? Quella che era iniziata come una tranquilla vacanza estiva, in mezzo alla natura e lontano dalla città, si trasforma per la protagonista in un susseguirsi di eventi dai contorni soprannaturali, eppure così d’impatto che per Amanda è impossibile ignorarli: l’incontro con la vicina Carla, la malattia di David, il bisogno a tratti irrazionale di non perdere mai di vista la figlia Nina, i campi di soia che sembrano avere vita propria…
Il bisogno di affabulazione è insito nell’essere umano dai tempi antichi. Di fatti, le storie testimoniano il bisogno di sperimentare e conoscere la realtà attraverso una sua mappatura. In questo il realismo magico contribuisce a decostruire il senso di reale quotidiano, permettendoci di vedere ciò che si nasconde dietro l’idea di conoscere la psiche umana fino in fondo. Conosciuta per Sette case vuote (trad. Maria Nicola, Sur, 2021), in Distanza di sicurezza Samanta
Schweblin spiazza il lettore con una narrazione frammentata e onirica, affondando il suo sguardo nel lirismo sudamericano che risveglia incubi e ossessioni.

Favola horror o realismo magico?
Nell’Argentina rurale, la giovane Amanda è distesa in un letto d’ospedale, dove David pone una
serie di domande in un’instancabile confessione, dalla quale riemerge la storia rimossa del ragazzo,
colpito un mattino da un’intossicazione quasi fatale. Al contempo, nel ricordo Amanda si sforza di proteggere la figlia Nina, cercando una distanza di sicurezza rispetto a una vicenda nella quale si fondono folclore e superstizioni magiche, riferita da una donna ancora avvenente, Carla. La distanza di sicurezza che intercorre tra madre e figlia è la storia di ossessione e disequilibrio, da intendersi come una sorta di reazione all’“incapacità” di Carla di impedire che l’anima del figlio dovesse migrare in un altro corpo, un topos presente anche nel romanzo Il figlio di due madri di Massimo Bontempelli, padre del realismo magico italiano.
Amanda precipita così in un vortice di visioni ad occhi aperti e si perde nell’alternarsi fra la dimensione interiore e il piano della metafisica, senza riuscire a mettere un freno al possibile incontro fra le sue apparizioni e ciò che non si vuole ammettersi. La distanza di sicurezza rimanda al legame fra la giovane Amanda e Nina, che vorrebbe spezzare l’incantesimo che avvolge la sua “realtà” e di riflesso quella della figlioletta, ma si trova avvolta in nella claustrofobia di visioni perturbanti e surreali.
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Alla prossima recensione!
Anna