Una casa tra due mari, il luogo del ritorno. Dentro quelle stanze si è incagliata l’esistenza di una donna. Che solo riattraversando la propria storia potrà davvero liberarsene.
Recensione di Addio fantasmi
Alcuni libri si lasciano gustare con calma, a morsi lenti, imponendo un loro ritmo alla lettura. Addio fantasmi di Nadia Terranova (Messina, 1978), finalista nella cinquina al Premio Strega nel 2019, appartiene al tipo di libri con i quali il rapporto è stato più diretto. Nelle prime pagine, Terranova dispiega il ritratto di una Sicilia indomita e al contempo raccolta, tesa nel dialogo impossibile con Ida, giovane donna fuggita da Messina e sradicata nella capitale, alla ricerca di un luogo che possa chiamare casa. Il pretesto dell’incontro con la madre è la sua richiesta di svuotare la vecchia stanza di ragazza, la quale custodisce le memorie profonde di Ida.

Un racconto di rapporti ridisegnati dal tempo.
La giovane donna chiama a raccolta i fantasmi di un’altra vita, quando il padre era uno stimato docente di greco e latino, e la ragazza confidava la sua inquietudine a Sara, allora sua compagna di banco, attraverso la patina agrodolce dei ricordi trasfigurati. Il tempo ridisegna infatti una cornice di rapporti e confini, nella quale i ricordi che si salvano sono una fotografia disturbante e alterata di quanto è accaduto, e al contempo, l’autoanalisi si riconnette alla ritualità magica della Sicilia più ancestrale.
Tra la Storia e la propria storia.
Ritornando in Sicilia, Ida fa i conti con ricordi che riemergono, come una fame ossessiva, dalla matassa di errori, ipotesi e forme incompiute di vita, reduce dal mondo e ammaliata dall’infinito privato che tramortisce e riafferma il legame con il padre, misteriosamente scomparso. Nadia Terranova regala un romanzo forte e delicato, che mescola sapientemente la vita di è rimasto in Sicilia e di chi ha frapposto il mare, per proteggersi dal passato che riaffiora.