Negli anni 2000 mi piaceva leggere il Livejournal – il blog, all’epoca – di Bruko, una aspirante fotografa che scattava i primi selfie della rete. Sono passati 13 anni e Sara Lando oggi è Membro del direttivo dell’Associazione Nazionale Fotografi Professionisti Tau Vision, ha lavorato e pubblicato con grandi nome del settore (Nokia, Manfrotto, D-La Repubblica delle Donne, Foto cult, etc)
Ho scoperto – tramite Facebook il gran pettegolo – che ha pubblicato una graphic novel molto particolare realizzata con un mix di tecniche analogiche e digitali: fotografia, collage, disegni e fotomontaggi. Il libro mi ha colpito perché in una casa editrice tradizionale – come quella in cui lavoro – non sarebbe possibile realizzare un progetto del genere: questa graphic novel è un vero e proprio progetto artistico che ha scelto la forma della carta stampata esclusivamente come supporto.
Magpies, racconta la storia di due personaggi, uno femminile, che vive nei capitoli dispari, e uno maschile, che vive nei capitoli pari, e del modo in cui le loro vite si intrecciano, della perdita di qualcuno che si ama e della scoperta della propria identità.
Il titolo fa riferimento a una filastrocca tradizionale inglese sulle gazze – magpies – in cui si dice che a seconda del numero di uccelli che si vedono, il presagio cambia:
“Una per la tristezza, due per la gioia, tre per una ragazza, quattro per un ragazzo, cinque per l’argento, sei per l’oro, sette per un segreto che non dev’essere mai rivelato”.
Scorrere le immagini e i testi di Magpies è come entrare in un nuovo mondo, una fiaba che incanta fino a trascinarti all’ultima pagina. Un lavoro da guardare e riguardare per cogliere ogni dettaglio, per vedere la passione e la volontà coniugate dietro ogni singolo scatto finale (somma di un numero indefinito di altri scatti).
Il processo la fase più interessante del lavoro.
Riporto con le parole dell’autrice il processo artistico con cui è nato Magpies “Scrivere la storia e’ stata la parte facile: il tutto e’ stato fatto in due giorni e non e’ cambiato molto, dalla prima stesura. Per ogni capitolo un bambino di prima elementare ha creato uno storyboard molto grezzo, quindi ho ridisegnato velocemente i miei schizzi e li ho importati su InDesign, in modo da avere le dimensioni esatte di ogni singolo spazio nella pagina. Ho costruito le maschere usando carta e nastro adesivo per le mascherature da imbianchino (non e’ a questo che serve?) e poi ho usato vernice bianca e polpa di carta, per dare texture.” “Ogni immagine è stata stampata con una Canon Selphy, ritagliata usando un bisturi e piazzata dentro piccoli set di cartone. Usare i flash a slitta si è rivelato il modo più semplice di controllare la luce su un progetto di piccola scala, cosa che permette di dare vita a questi piccoli mondi. (…) Gli unici passaggi in photoshop sono stati quello dello sviluppo del file, la colorazione (per assicurarmi che fosse coerente) e l’aggiunta di testo e riquadri. Questo non perché io abbia niente contro la post produzione estrema, semplicemente è stato più’ divertente fare tutto a mano”
Se volete saperne di più : http://www.magpiestale.com/it/