Qui Milano.
Abbiamo superato la mania dell’aperitivo, chiamato, nelle sue derive più mostruose, happy hour, apericena e aperoshopping. Abbiamo superato la mania del sushi, all you can eat, da asporto, nippo-cinese, appollaiati sugli sgabelli di fianco al mini-supermercato. Stiamo superando le hamburgherie con cibo da strada, le cui derive mostruose sono un panino + patatine piene di paprika a 20 euro.
Pensavo che ce l’avremmo fatta ad alimentarci con gusto e senza vezzi. Anche a Milano. Mi ero illusa.
SIAMO DI UN BLOG.
Mercoledì siamo andati all’inagurazione di Donizetti, in piazza Città di Lombardia, nel nuovo futuristico palazzo della Regione a forma di vela.
Io e @masslupster, fotografo ufficiale di questo blog, siamo arrivati alle 19,30. La fila era spaventosa, noi due, dopo 9 ore d’ufficio e un aperitivo a base di vino rosso e formaggi DOP, pure.
Stanchi ma baldanzosi ci siamo avviati verso una ragazza, alta bionda, tutta tirata – una volta si chiamavano PR, oggi sono Social Media Accoglienza (ma detto in inglese)- e con fare sicuro l’apostrofiamo:
- “ciao, siamo nell’elenco: AlessandraP e MaxL”.
- “no, non ci siete”.
- “sì, ci siamo, questo è l’invito”.
- “eh, mah. Non vi trovo”.
- “Siamo di un blog. Io scrivo, lui fotografa”.
- “va bene, entrate pure”.
Milano è quella città dove se dici “sono di un blog” entri senza fare la fila, ricordatevelo.
LA FOOD MANIA A MILANO, un riassunto delle puntate precedenti del 2014.
Come mai – vi chiederete voi – folle di gente ansiosa di entrare hanno fatto almeno 45 minuti di fila per l’apertura di Donizetti? è perchè qui a Milano c’è una mania del cibo (In milanese: food).
Riassumiamo:
Nel 2015 ci sarà l’Expo “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, per chi vive a Milano, come me, questo per ora significa cantieri, casino in giro per la città, figuracce internazionali per la traduzione. Da ieri, però, abbiamo supporto di Obama che chiosa al Corriere della Sera: «Gli Stati uniti parteciperanno a Expo 2015, sono ansioso di tornare in Italia per l’Expo. L’esposizione di Milano farà un lavoro straordinario”. Se lo dice lui.
Poco tempo fa ha aperto il nuovo ristorante di Cracco, “Carlo e Camilla in segheria” di cui si è fatto un gran parlare. Il critico Visintin del Corriere ha scritto un articolo al vetriolo perchè il ristorante, a poche settimane dall’apertura, già non accetta più prenotazioni. “Ricapitolando. In un locale dove gli antipasti e i primi costano 15 euro, i secondi 22-24 euro, i dolci e i cocktail 9 euro non si ha diritto a una sedia sicura. Come nei pub più selvatici o nelle pizzerie d’arrembaggio, bisogna aver fortuna e gomiti da rugbista per godere il privilegio di spendere 70/80 euro a cranio”
La settimana scorsa hanno aperto Eataly Smeraldo (sintesi: si mangia bene, costa tanto, ora si fanno le file, aspettate qualche tempo per andare) e il Bryan&Barry Building (Sintesi: si mangia male e costa troppo).
Stiamo aspettando che Sorbillo, napoletano, autore (sì, autore!) di una delle pizze migliori di Napoli, apra vicino al Duomo. Lui, su Twitter, mi cinguetta “manca poco”, ma dall’esterno del locale sembra che stiano ancora facendo lavori di ristrutturazione.
A Milano facciamo la spesa su Cortilia.it, per ricevere direttamente a casa verdura che non sia maturata sotto le luci del banco frigo dell’Esselunga, perchè non siamo immuni dalla moda bio/natural/eco/chic e parliamo soprattutto di posti dove siamo andati a mangiare, posti dove andremo a mangiare.
Tra poco – dal 7 aprile, mi pare – c’è il Salone del Mobile e in tutti gli eventi del Fuorisalone ci sono cuochi e ospiti più o meno foodie.
Lo Spazio DONIZETTI, 2700 mq tutti da gustare.
Sono 2700 mq tutti da gustare: ristorazione veloce a pranzo – la zona è piena di impiegati – al mercato dei produttori (per cui ci hanno regalato un buono che andrò a spendere a breve) al ristorante di qualità.
Si trova di tutto: l’angolo per i pranzi veloci con salumi, formaggi, insalate, panetteria, pizze, il mercato con i prodotti tipici, la carne e il pesce, e al primo piano – per chi ha un po’ di tempo in più, c’è il ristorante Sopraffino – con un nome così, non deve smentirsi – che ha un settore riservato con tovaglie e servizio al tavolo.
Tra le cose più particolari il banco Huè, dedicato allo street food: dopo la moda del sushi e quella degli hamburger, ora ci vogliono far appassionare a pane e panelle, arancino alla catanese, sciatt (formaggio Casera fritto) e pizza fritta. Secondo i geni del marketing che l’hanno inventato il nome Huè: “è una via di mezzo tra il uè testina alla milanese e uè uè alla napoletana“. Non commentiamo che è meglio.
Niente è meglio di un’inaugurazione (opening, in milanese) per sfamare frotte di studenti fuori sede. Vestiti nelle migliori tenute da hipster si accalcano intorno al bar, tracannano un bicchiere di vino dopo l’altro e riempiono minuscoli piatti di carta ravanando nella vaschetta – semivuota – dell’insalata.
Noi abbiamo bevuto – tanto, vedete prova fotografica sottostante – ma non abbiamo avuto il coraggio di fare le file per mangiare: torneremo quando sarà passata la novità per provare carni e salumi che mi sono sembrati, forse complice l’alcool, buonissimi.
massimobettini
ero in coda alla cassa dell’esselunga, ho detto che ero di un blog ma non mi hanno lasciato passare
Una lettrice
Si vede che non l’hai detto bene. O non hai la fidaty.
massimobettini
no fidati, e ho anche specificato, è inutile che fate tutti code per mangiare tanto poi va tutto in merda, ma niente…
Una lettrice
se non sei uno studente fuori sede, o non lo sei stato, ciao.
Baol
Altro posto interessante dove capitare nelle mie prossime trasferte milanesi…
Una lettrice
certo, è bella l’architettura e anche il cibo non è male. Inoltre dicono che organizzeranno eventi di vario genere per cui…
footballfiles
dopo 9 ore di ufficio (il che significa che sei entrata quando, alle 10?) e un’aperitivo eravate spaventosi. su, andate a lavorare per davvero, andate.
Una lettrice
Mah, io posso entrare in ufficio tra le 8,30 e le 9,30. Non ricordo a che ora sono arrivata ma sicuramente sono stata più delle nove ore che ho scritto. Non avrei mai pensato che qualcuno si prendesse la briga di calcolare esattamente a che ora ero entrata in ufficio. Posso sempre correggere e scrivere “dopo 10 ore passate in ufficio” ma non so se lo farò: ai fini del post è utile?
Per quanto riguarda l’essere spaventosi intendevo dire che chi ha tempo di pAssare a casa, farsi la doccia, cambiarsi e truccarsi, ha sicuramente una cera migliore di chi è uscito di casa 9, oops, 10 ore prima. Però ti devo ragione: siamo belli e per niente spaventosi, anche dopo tutte le ore di ufficio.
In ogni caso volevo ringraziarti perché mai avrei pensato che qualcuno si mettesse a commentare un dettaglio del genere!
#100happydays – la settimana #2 | Una Lettrice
[…] La prima felicità della seconda settimana – il giorno 8 – è stato l’invito a partecipare all’inagurazione di Donizetti, raccontata anche in questo post. […]