Troppa felicità, mi ha fatto venire voglia di:

  • cercare foto di gatti che dormono in posizioni assurde
  • cantare, insieme ai Minions, la sigla di Cattivissimo me 2 
  • andare al cinema a vedere il film di Checco Zalone
  • ridere per le disgrazie di quelli che condividono casa con un coinquilino di merda
  • vedere un corto che prende in giro i Preti 

 Non avevo mai letto un libro di Alice Munro, ogni volta che qualcuno mi consigliava questa scrittrice pensavo “beh, c’è tempo”. Poi ha vinto il Nobel e, nonostante questo premio non sia una garanzia, mi sono incuriosita. Grazie al Nobel avevo scoperto lo scrittore cinese Mo Yan, di cui ho parlato qui e che mi era piaciuto, quindi ho pensato perché non riprovare?

Quando  sono andata in libreria a comprare questo, ho deciso di comprare anche un libro di Alice Munro. Devo dire che non ho ascoltato i consigli di altri lettori, che mi dicevano leggi “Nemico, amico, amante…” .

Ho scelto di testa mia – come sempre, purtroppo o per fortuna, nella mia vita –  non conoscendo l’autrice ho aperto e sfogliato un po’ di libri, finché non ho trovato una pagina che mi piaceva dentro Troppa Felicità e l’ho acquistato.

La Munro scrive in modo affascinante: dietro alla semplicità dei termini, si nascondono misteri. Susanna Basso, la traduttrice italiana ha detto in un’intervista: «Alice Munro non è un’autrice “difficile”, ed è proprio questo il problema per chi deve tradurre i suoi testi. Non va infatti smarrita la semplicità della sua lingua piana, che in realtà nasconde ogni volta dei segreti».

Leggo Troppa felicità in treno: è un libro composto da diversi racconti, le protagoniste sono donne, le storie sono intime. Sembrerebbe piacermi: nella mia storia di lettrice ho cercato di leggere scrittrici donne, da quando Jane Austen mi ha fatto innamorare di mr Darcy, a quando mi sono imbattuta nella frase di Ennio Flaiano  “Le donne scrivono per vendicarsi”*

Ho letto il primo, tutto d’un fiato, sprofondando dentro a un baratro di angoscia. Il primo racconto – perdonate lo spoiler –  narra di una donna che deve ricostruire la sua vita dopo che il marito ha ucciso i loro tre bambini. Beh, detta così non racconta davvero il modo di scrivere della Munro perché l’autrice svela i dettagli e i contorni sordidi della storia passo dopo passo, come se stesse alzando lentamente un sipario sulle desolazioni, gli orrori e i dolori più intimi delle persone. Chi ama i personaggi tratteggiati a tutto tondo, scoprirà che la scrittura della Munro riesce a cogliere in un piccolo tratto di vita del personaggio, la sua essenza e la sua intera esistenza. (Qualcuno l’ha paragonata a un Cecov in gonnella ma mi sembra francamente “una cagata pazzesca”, ma ho letto un racconto solo e forse farei meglio a star zitta) Ciò non toglie però che l’uccisione dei tre bambini, lo stordimento del dolore, l’oppressione di una gelosia morbosa, il carcere, la paura arrivano addosso come macigni.

Dopo questo racconto ho deciso di abbandonare il libro: immergermi in storie angosciati, desolate, che mirano a rappresentare il dolore più profondo non è quello che voglio in questo momento.Ho letto molti autori maestri dell’angoscia, uno su tutti Thomas Bernhard, ma mi rendo conto che ci sono periodi, personali ma anche momenti storici, dove riempirsi la testa di malattia, morte, angoscia, non è salutare per se stessi.

Bombardata dalle notizie – e dalle immagini –  di spari, tasse, morti, omicidi, prostituzione, malgoverno, tradimenti, alluvioni, disastri naturali, dai racconti di sventure matrimoniali delle amiche, dai racconti di conoscenti che perdono il lavoro, dalle malattie, dai resoconti clinici di parti, operazioni, voglio leggere libri che mi riportino alla leggerezza che la quotidianità non ha.

Credo sia un sentimento comune: il Corriere.it ha addirittura aperto una sezione del giornale dedicata alle buone notizie – è praticamente vuota, ma apprezzo lo sforzo., Report aveva la sezione “buone notizie”, i cinema sono pieni di gente che va a vedere Checco Zalone e le librerie sono affollate da compratori seriali di Fabio Volo. Un po’ di leggerezza non fa male. 

Per tirarsi su il morale  Vi sfido, se mi consigliate un libro di Alice Munro che non mi faccia venire voglia di tagliarmi le vene ci riprovo, lo compro, lo leggo e ne parlo qui. 

*Ennio Flaiano va letto con ironia, pungente, amara, ma ironia. Qualche tempo fa ho visto un tweet serissimo che parlava di amore a firma Ennio Flaiano e ho riso, Flaiano sarebbe stato contento. 

Per tirarsi su il morale
Alessandra Pagani si occupa di progettazione, coordinamento, supervisione e realizzazione di contenuti e progetti didattici, sia cartacei sia digitali, per l’università e la formazione accademica. Ha lavorato dal 2008 al 2020 per l’editore McGraw-Hill Education. Da gennaio 2021 è l’editor della collana Trattati e Manuali di Vita e Pensiero Editrice, casa editrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dal 2016 al 2021 ha insegnato il proprio lavoro al master Professione editoria cartacea e digitale e al master Booktelling comunicare e vendere contenuti editoriali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. È autrice di Manuale di editoria universitaria, Progettare contenuti per l’apprendimento, Editrice Bibliografica, 2020. Coordina le attività di promozione alla lettura del sito www.unalettrice.org, come Geranio, il gruppo di lettura mensile e virtuale. È autrice del podcast Voci dall’Italia, podcast nato durante il primo lockdown di marzo 2020 come proposta di Simona Scravaglieri e del gruppo di lettura Casa Sirio editore e andato in onda ogni giorno per cento giorni. Dal 2020 al 2021 ha scritto e condotto Stranger Books, programma radiofonico di libri, tecnologia e didattica su RadioActiva.

Comments(23)

  1. Io sto leggendo proprio “Nemico, amico, amante…” e credo che la struttura, i temi, lo stile, non siano molto diversi. Per il momento però non siamo ancora arrivati ad abissi di angoscia profonda. Provalo, magari va meglio. 🙂 La leggerezza però si può trovare anche da altre parti, non per forza in letteratura seriale o in film comici. Se vuoi qualche titolo “leggero” ti consiglio qualche libro che di angoscioso non ha niente…magari li hai già letti, però te li consiglio lo stesso.
    1. Un ragazzo – Nick Hornby, il re della leggerezza. http://wp.me/p29xff-6j
    2. Tre uomini in barca (per non parlare del cane) – J. K. Jerome, gentiluomo inglese = tonnellate di humor britannico. http://wp.me/p29xff-1L
    3. L’anno della lepre – Aarto Paasilinna, che riesce a raccontare tutto in modo leggero, dal divorzio alla caccia all’orso. http://wp.me/p29xff-6J
    4. I niomi – Terry Pratchett, semplicemente un genio. http://wp.me/p29xff-8W

    Sono tutti libri “leggeri” ma che non ti fanno spegnere il cervello. Ed è solo per una casualissima (coff coff) coincidenza (coff coff) che io abbia scritto recensioni per tutti e quattro. 🙂 Non abbandonare la Munroe solo perché è angosciosa, dalle un’altra possibilità quando ti sentirai più sicura 🙂 ciao!

    1. il mio titolo “la munro mi ha fatto venire voglia di Checco Zalone” è una provocazione. Se noti nella mia lista dei #LIBRIBELLI non ci sono autori seriali, anzi. Non più tardi di due ore fa scrivevo su Twitter dicendo che molte persone non trovano libri leggeri e quindi acquistano ciò che già conoscono tramite altri canali, come Fabio Volo etc. è un peccato perché ci sono molti libri, alcuni dei quali citati da te (li ho letti tutti tranne Paasilinna) che regalano momenti di buonumore e leggerezza. Magari ci facciamo un post a quattro mani, le tue 4 recensioni e 4 mie. Che ne dici?

      1. Yep yep yep…è un’ottima idea! 🙂 scusa se mi sono fatto provocare troppo! 😉

  2. Purtroppo non è possibile vincere la tua sfida, Alice Munro va letta lontano dagli stati depressivi (Einaudi dovrebbe scriverlo in quarta di copertina). A ogni modo vai a vedere l’ultimo di Zalone – ci sono andato – e riguardo a Cattivissimo Me 2 quando organizziamo una gara di karaoke per cantare insieme “I swear” Minions version? “Ah, la po da, ta la chi, ma tol, li na… ecc.”. È stupenda!

    1. secondo me l’editore sa che lo stato depressivo e la Munro vanno a braccetto: si nota, da tutte le copertine scelte, che si cerca di far leva sugli aspetti femminili…

      volentieri per la gara di karaookeee Minions’ Version!
      non so se avrò il coraggio di andare a vedere davvero Checco Zalone, ma quasi quasi…

    • Paolasaba

    • 10 anni ago

    Ne ho letti tre di libri della Munro, compreso questo; Bernhard è uno dei miei autori preferiti, nonostante parli sempre di suicidi o di tentativi di suicidio; quando ero depressa, ho letto “La metà di niente” della Dunne e quello sì che mi ha scossa.negativamente, anche se alla fine la protagonista alza la testa e finalmente si rimette in gioco senza più piangersi addosso. Detto questo, non ritengo la Munro né deprimente né dedita a temi particolarmente tristi. Amo questa scrittrice proprio perché racconta il quotidiano, descrive alla perfezione sentimenti molto femminili ma non solo, è capace di tratteggiare lo stato d’animo o il carattere di un personaggio descrivendone magari solo lo sguardo. Insomma, per la prima volta dopo tanti anni ritengo meritatissimo il Nobel assegnato e ti invito, magari più in là, a rileggere un solo racconto. In “Nemico, amico, amante” ce n’è uno in particolare ( non ricordo il titolo (forse Muninn libri ci può aiutare) che racconta dell’incontro fugace tra un lui e una lei che poi non si vedranno mai più e a me piacque moltissimo, forse perché credo ciascuna di noi abbia sognato almeno una volta nella sua vita di vivere una situazione del genere, e il modo in cui la Munro lo ha descritto è meraviglioso.

    1. Sono d’accordo sul tratteggiare il personaggio infatti ho scritto “Chi ama i personaggi tratteggiati a tutto tondo, scoprirà che la scrittura della Munro riesce a cogliere in un piccolo tratto di vita del personaggio, la sua essenza e la sua intera esistenza.”
      Grazie per il consiglio: ho capito che avrei dovuto comprare Nemico, amico, amante, perché le persone che amano la Munro, consigliano soprattutto questo titolo.

  3. No, non la reggo, le ho concesso la chance di “Nemico, amico amante… (un titolo alla Wertmuller)”, ma non mi ha convinto, troppo sottotraccia e intimista.
    Immagino quanto sia difficile in traduzione dare il senso di piccoli terremoti e quotidiani inciampi, ma la Munro scrive come se facesse il bilancio di fine vita, quindi la leggerò in piena senescenza, quando non avrò più tempo per la depressione.

    Stando nell’immenso Canada, Le preferisco la Atwood, che ha più fantasia ed e’ meno bergmaniana (la ragione del Nobel).

    E Zalone fa ridere, quindi vai a vederlo (vincendo se puoi le stesse resistenze che avevo io). Poi ti prego di leggere L’anno della lepre, finirai con l’aprire le porte di Iperborea e non chiuderle più.

    Ti abbraccio
    Il fra

    1. ciao Fra,
      grazie anche a te per passare di qui! Ecco diciamo che forse avrei dovuto comprare Nemico, amico, amante, perchè è il titolo più citato quando si parla di lei.
      La Atwood non la conosco, proverò a cercarla. Ah quello della lepre lo prendo sicuro. Iperborea mi piace molto ho già letto Piccoli suicidi tra amici (tanto per stare allegri) e La casa della moschea (magnifico). Trovo molto bello ma scomodo il formato con cui pubblicano!
      Grazie per i preziosi consigli,
      ti abbraccio anche io

      1. Della Atwood ho letto Blind Assassin, un libro nel libro nel libro, forse come prima lettura meglio The Handmaid’s Tale.
        (Spero ci si veda presto, o qui o a Milano, ma adesso che ti leggo, ti scrivo qui…)

  4. Penso che un buon modo di leggere i libri della Munro sia accompagnarli con i libri dei coniglietti suicidi, hai presente? Cinque pagine di Munro, una pagina di coniglietti, e la tristezza viene arginata a un passo dal suicidio! Potrebbe fare lo stesso effetto che faceva un cucchiaino di zucchero dopo quella schifezza che ci davano da piccoli, quella roba col merluzzo… Chi

  5. ti capisco perfettamente e mi riconosco molto in quello che scrivi… un consiglio letterario allora: Anna Gavalda! Buoni snetimenti, leggerezza del quotidiano e scrittura belllissima 😉 (ps nonstante il nome l’autrice è francese.. in italia la edita frassinelli)

    • Domenico Fina

    • 10 anni ago

    Anche In fuga e` un grande libro. Leggi il racconto Scherzi del destino – struggente -contenuto in quel volume, e` un racconto lungo (della Munro i racconti lunghi sono i migliori, hanno la varieta` del romanzo breve). Alice Munro non e` leggera ne` pesante, e` brava, unicamente brava. La commozione che si prova nei finali della Munro non la si prova in nessun autore contemporaneo. Ciao

    • Domenico Fina

    • 10 anni ago

    In Troppa felicita` ci sono racconti piu` cruenti, c’e` forse piu` perfidia in alcuni personaggi. E` un libro duro. Ma anche in questo libro ci sono racconti di grande valore come Bambinate. Un piccolo capolavoro che come nei suoi migliori racconti si svela solo nelle ultime righe.

  6. Insomma.. dovrò comprare quel libro 🙂

    1. 🙂 poi mi dici se ti è piaciuto!

      1. contaci

  7. Vai di Dear life, Ale. Specialmente il primo racconto, To reach Japan

    1. dai, ci provo. Grazie mille manu

  8. Tu hai perfettamente ragione, ma io la Munro la amo visceralmente. E meno male che non soffro di manie depressive.
    Ti assicuro però che c’è di peggio… evita come la peste Raymond Carver (altra adorazione…)

    1. Sulla Munro però devo ammettere che non ho mai letto nient’altro che un pezzo di Troppa felicità. Magari più avanti…. Carver mi piace. Adorarlo, no, dai. Però mi piace.

      1. Come hai scritto tu altrove, dipende molto dal momento in cui leggi certi libri. Se il momento è buono, l’innamoramento è profondo e a volte non passa. Altre volte, invece, semplicemente si raffredda.

  9. […] eviterò di linkare il mio post “Alice Munro mi ha fatto venire voglia di vedere un film di Checco Zalone…” 9. Finisce il mondo così come lo conosciamo. Andiamo a vivere su un pianeta X, tu, che pesi poco […]

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