L’artista guarda la tela e si domanda “Come posso esprimere me stesso qui dentro?Una tela è un oggetto fisico, è un oggetto racchiuso in un’area di spazio precisa: base per altezza. Cosa significa questo per me, artista? Che devo limitare la mia creatività, racchiuderla nell’area ben precisa di questa tela. Potrei comprarmi una tela più grande. Avere più centimetri, più superficie, più spazio in cui esprimermi. Sento che non è la strada giusta. Anche la più grande delle tele avrebbe sempre un limite costituito dal suo spazio fisico. Voglio esprimere il fatto che la creatività dell’uomo va oltre il limite fisico dello spazio. Ho trovato: taglierò la tela. La penetrerò con la lama e affermerò a tutto il mondo: i confini che vediamo sono quelli che immagina la nostra mente. Osate andare oltre.”
Ho detto questa cosa quando ho portato mio marito al Museo del Novecento, di fronte a un quadro di Lucio Fontana. Lui mi ha detto “ma perché non lo scrivono di fianco al quadro?” e io gli ho risposto “perché è una storia che mi sono inventata, non è la verità”, “peccato, era una bella storia”.
“Il buco è l’inizio di una scultura nello spazio. I miei non sono quadri, sono concetti d’arte.”
Lucio Fontana
Passo la parola a chi sa più di me: “I tagli sono “la parodia della bravura, dell’efficienza, dell’ottusa pazienza” (de Sanna): sembra che quel singolo gesto, veloce, istintivo eppure meditato, prezioso, ricco di significati, celebrato in un secondo, spazzi via gli sforzi di chi calcola con certosina pazienza il modo di fare più cose in meno tempo, senza contare, però, l’umanità, l’arte, i pensieri, le cesure, i “no”, gli altri. Fontana, al contrario, apre al nuovo, alla comunicazione, al diverso, all’opposto, apre il colore all’oscurità. Fontana apre la tela a ciò che ha sempre rifuggito, al suo terrore: il buio, con il quale essa non è più niente. Ogni taglio può svuotare tutto il mondo e creare un circolo di moto ininterrotto, di vita perenne, in un senso e nel senso opposto (Sinisgalli), come a dare evidenza plastica all’oscillare della vita attorno ad un movimento dentro/fuori, sì/no, eternamente in contraddizione con se stesso, eternamente in fallimento, ma eternamente in circolo, con la stessa forza che sprigiona dal buio quando si è abbagliati dalla luce e dalla luce quando si è travolti dal buio.
Dal 22 ottobre 2014 al 15 marzo 2015 il Museo del Novecento ospiterà la mostra Yves klein / Lucio Fontana. Milano Parigi 1957-1962. Oltre 90 opere unitamente al materiale documentario e fotografie dell’epoca metteranno in dialogo le ricerche dei due artisti sottolineandone l’autonomia creativa di ciascuno e il loro legame personale. A fianco il catalogo, Klein Fontana, pubblicato da Electa Mondadori, uno di quei libri belli belli belli sia per il contenuto che per il formato, la carta, le immagini.
The Ophelinha Gazette#1 – articoli, segnalazioni, aneddoti e curiosità letterarie | Impressions chosen from another time
[…] Klein Fontana, Milano Parigi, 1957-1962 Electa, 2014 […]