Per la serie Interviste ai Lettori oggi ospitiamo Sandro Patè. Oggi lavora per Disney, è un appassionato di cinema, videogiochi e libri. Sandro e io ci siamo conosciuti all’Università dove ci siamo entrambi laureati nel 2005. Io ho scritto una tesi noiosissima sulla distribuzione commerciale dei beni di lusso attraverso l’e-commerce. Analizzavo il caso Yoox.com, azienda in cui ho fatto uno stage come assistente ufficio stampa. Sandro, invece, ha scritto una tesi fighissima sulle canzoni di Enzo Jannacci. Lo ha conosciuto e ci ha chiacchierato spesso e volentieri. Jannacci gli diceva “sei fissato!”. Il giorno della laurea di Sandro Enzo Jannacci irruppe allo IULM e si compilimentò dicendo «Ottimo lavoro. Peccato l’argomento!». Sandro è veramente fissato con Jannacci tantè che oggi ha pubblicato un libro chiamato “Peccato l’argomento – biografia a più voci di Enzo Jannacci”
In questa intervista troverete:
- parole in milanese
- cinema, film, festival del cinema
- gli amici di Sandro
- una misteriosa ragazza
- litigi con chi legge la Selvaggia Lucarelli.
- una possibile risoluzione del mistero della bellissima ragazza.
- i quadernetti di Sandro
Qual è l’ultimo libro che hai regalato e a chi? Ho regalato la prima edizione di “Woobinda” di Aldo Nove a una bellissima ragazza. Mi è tornato indietro.
(nota di Alessandra. Il libro sarà tornato indietro perchè a lei non è piaciuto? o sarà tornato indietro – in modo romantico – perchè hanno unito le librerie e vivono felici e contenti? il mistero permane)
Il libro che hai scritto è una biografia a più voci e sei un appassionato lettore di biografie. Ne consiglieresti 5 imperdibili per i miei lettori? Io penso che i libri, tanto per dire una banalità, non si possano classificare troppo rigorosamente. Impossibile avere un solo libro che si ama da morire. Però è giusto usare termini di paragone e operare dei confronti. Al limite, anche con classifiche “alla Nick Hornby”. I libri che si incontrano nella vita sono un po’ come quei tennisti o calciatori che rimangono in mente.C’è una specie di club privato con i propri “preferiti” in cui è difficilissimo scegliere e ancora più arduo “entrare”. Non ci si scorda nemmeno un membro del gruppo ma non è semplice dire se uno meriti più di un altro. Entrano in gioco fattori emotivi e ricordi oltre al valore vero di un testo (qualità di scrittura, imprevedibilità della trama, ritmo, linguaggio…). Per questo non mi scordo le discese sulla fascia destra di Andreas Brehme anche se certamente non è stato il miglior terzino sinistro della storia del calcio. Questo che finisce con un aneddoto di fede interista, c’è il rischio possa sembrare anche un concetto bello. Non è mio. È di Rino Tommasi, un giornalista.
Nel mio “club di libri”, oggi come oggi, non possono mancare queste biografie:
“John Belushi. Chi tocca muore” di Bob Woodward, vita di un attore che ha iniziato come cabarettista, quindi già un grande per quanto mi riguarda. Ha girato una manciata di film e ha pensato di togliersi di mezzo pur di non invecchiare come gli altri attori della sua generazione: Robin Williams, Roberto De Niro, Chevy Chase e altri. Tutti, come diceva Jannacci, cunsciàa de trà via.
“Suite 200. L’ultima notte di Ayrton Senna” di Giorgio Terruzzi Non perdo nulla di quello che dice e scrive Terruzzi che ha cominciato il mestiere con un altro mio mito: Beppe Viola, giornalista sportivo dalla creatività indimenticata e indimenticabile. Qui, Terruzzi si immagina un libro su Senna partendo dall’ultima stanza in cui ha dormito. Che altro dire?
“Il fiore del male” di Renato Vallanzasca e Carlo Bonini. Amo tutti i libri di fantasia o no che parlano in qualche modo anche vagamente di Milano. Dai gialli ambientati qui (Scerbanenco, Pinketts, Genna, Biondillo, Dazieri) alle varie storie della città. Se anche parlano di tram, a me basta. Io ho sempre vissuto in questo brutto posto che John Foot, e non ricordo male, definisce “la città della socializzazione mancata”. Insomma, non un posto bellissimo. C’erano (e ci sono) anche criminali. Delinquenti, specie quelli degli anni Sessanta e Settanta, diversi da quelli di altre città.
Quindi dopo la bio di Vallanzasca (peccato per il film di Placido che aveva anche degli ottimi momenti) si può passare a “Luciano Lutrig, La vera storia del solista del mitra”, “Il ragazzo di via Padova. Vita avventurosa di Jess il bandito” di Arnaldo Gesmundo e un mio ex-vicino di casa Matteo Speroni e “Francis Faccia d’angelo. La Milano di Turatello” di Antonella d’Agostina su unbandito che ha fatto una fine terribile solo perché ha incontrato criminali più cattivi).
“Vita di Walt Disney” di Michael Barrier. I miei colleghi mi daranno dell’aziendalista. Mi piace il lavoro di documentazione che c’è dietro questo testo di cui ammiro la teoria che sta alla base. È come se l’autore dicesse: “Non posso dire tutto quello che vorrei su questo personaggio per oggettivi limiti di spazio, però vi dimostro quanto la mia versione biografica sia diversa dalle altre già esistenti che comunque conosco molto bene”. Io, non so se ci sono riuscito, ma con “Peccato l’argomento – biografia a più voci di Enzo Jannacci”, ho voluto fare così.
“Salinger” di Shane Salerno e David Shields. Loro invece, tra le numerosissime righe, sembrano dire: “Non ce ne frega degli oggettivi limiti di spazio e di tempo. Noi vogliamo raccontare tutto, ma proprio tutto di J. D. Salinger”. Non a caso, prima del libro infinito, Salerno aveva realizzato anche un documentario sullo stesso tema: la vita dell’autore de “Il giovane Holden”, libro recentemente ritradotto dal me amis Matteo Colombo. Il doc è stato proiettato quest’anno alla Sala Bio del Colosseo. Chi ama le biografie dovrebbe seguire la programmazione speciale di questo cinema. Lì ci sono i film scelti dal Biografilm Festival di Bologna. Consiglio il libro, il doc, i film del Colosseo, il festival, tutto. E, al limite, ci si vede in giro.
Cosa ne pensi della categoria Bestseller? Li schifi e ti dirigi verso lo scaffale “libri rari e preziosi” oppure li ami e li leggi?
Tema delicato. Io litigo piuttosto animatamente con le persone che leggono libri molto commerciali. Non mi scoccia che autori non particolarmente dotati guadagnino quanto io porterò a casa nelle prossime 60 vite. Se fossimo in “Seven” di David Fincher, non sarebbe l’invidia il mio vizio. Non mi lamento nemmeno delle tracce che possono lasciare nella mente alcune stupidate. Io, un po’ mi vergogno a dirlo, non mi spiego ancora perché certe persone che vivono con me abbiano l’istinto di abbeverarsi di certe porcate per poterne parlare in certi ambienti. Io ho paura dei giudizi e dei consigli degli altri una volta ultimati i libri. Attività queste importantissime per me. Quando dico “persone che vivono con me” non alludo certo a chi condivide con me la colazione. Che tra l’altro ha gusti letterari di un certo livello. Stiamo parlando di una donna che mi racconta sospirante Saramago. (NDAlessandra: secondo me è quella che gli ha riportato in casa la copia di Aldo Nove, voi che dite?)
Intendo tutte le persone, colleghi, amici, parenti, conoscenti che, legati a me per un qualche motivo, passano del tempo in mia compagnia e non leggono ciò che io consiglio vivamente. Ma proprio vivamente. Io vado sempre in giro con mille post-it, moleskine, tovaglioli, fazzoletti con titoli di libri di cui sento giudizi, ascolto recensioni o so anche confusamente. Ho un quadernetto per tutto ciò che devo ancora leggere. A volte non ricordo esattamente perché mi intrigava un determinato titolo. Non sono riuscito ancora a superare il fatto che quando intercetto qualcosa che cambia la vita (perché i libri e i film hanno questo strano potere) pochi hanno la curiosità di andare almeno a leggere una pagina. Zero. Per me un consiglio è molto delicato. Ho un entusiasmo che non è contagioso e una curiosità, al contrario, molto influenzabile. Io, in alcuni casi, mi trovo a pregare le persone intorno a me: “Se avete un attimo leggete, per piacere, Luciano Bianciardi, Lucio Mastronardi e Umberto Simonetta”. Tanto per nominare degli autori che ho scoperto recentemente e che secondo me hanno scritto pagine bellissime per ragioni diverse. Io, a volte, mi trovo a convincere le persone come nemmeno un assicuratore. Io rompo. Sono peggio di un testimone di Geova che pende dalle labbra dei testimoni di qualcun’altro. Sono un venditore scarso che si fa abbindolare. Spesso mi faccio fregare.
Recentemente mi hanno detto: “Selvaggia Lucarelli non mi interessa in sé ma è interessante per capire come funzionano certi meccanismi. Voglio imparare da lei ‘come si arriva’ e applicare il suo modello alla mia vita”. “Come si arriva” è la fine. Non mi piace il consiglio. Mi sconcerta il motivo. Mi preoccupa che si legga in quel modo. Sono molto più preoccupato da chi legge i libri di Selvaggia Lucarelli più che dai libri di Selvaggia Lucarelli, in questo caso. Ovviamente non ho nulla contro di lei da un punto di vista editoriale o umano. è solo che non c’è il suo nome sul mio quadernetto!
Leggi altre interviste ai lettori:
Shulim, 5 libri sull’ebraismo e un libro sul conflitto israelo-palestinese
Amina Sabatini (@amisaba)
Ahahaha fantastico! Tranne per il fatto che hai bocciato Saramago 😛
P.S. ma che Facoltà avete frequentato?
Stefano
Ahahah! molto divertente e molto interessante, titoli da tenere in considerazione…
e soprattutto, da ex-milanese e amando in modo smisurato Jannacci corro a comprare la biografia!! Grande!
Sandro Paté
Che bell’intervista. Solo piccolissime correzioni a cui tengo più della vita. Andy Brehme furoreggiava sulla fascia SINISTRA, non destra. Errore mio. Ovviamente questa chiacchierata è stata fatta prima della morte del povero Robin Williams.
@amisaba Saramago non l’ho bocciato. Adoro lui e pure chi me lo racconta. Sospirante lei. Sospirante io. Ora.
Fatemi sapere di Peccato l’argomento. Tengo al giudizio dei lettori di questo blog.
Amina Sabatini (@amisaba)
Ah, ok; felice di aver frainteso! Per quanto riguarda il tuo libro devi dirmi qualche altra cosa per invogliarmina a leggerlo nel senso che Jannacci è stato molto ma molto ai margine per non dire oltre il margine dei miei ascolti musicali per cui non sarebbe la mia prima scelta, diciamo, come lettura 😉
Sandro Paté
@amisaba i tuoi ascolti musicali sono certo che spaziano come nemmeno il Ronaldo dei bei tempi d’oro. Non credo ti imponi di ascoltare solo alcuni generi. Cosí ti perderesti un sacco di scoperte. Son sicuro che sei onnivora. Detto questo il libro racconta come ho fatto a conoscere un poeta vero – l’unico mi sia capitato di incontrare – che ha avuto mille carriere (cantautore, cabarettista, medico, autore, attore, karateka) e altrettante difficoltá a far circolare le sue storie di diversi.
Interviste ai Lettori #4: Pino Sabatelli, alias Strokman, consiglia i 5 libri da non leggere nemmeno sotto tortura | Una Lettrice
[…] Oggi intervistiamo Pino Sabatelli, chiamato affettuosamente Stronkman – Colui che stronca i libri. Famoso per la sua fama di lettore insoddisfatto e perennemente scontento Pinuzzo ha apprezzato pochi autori. Il suo blog si chiama I fiori del peggio e già il nome vi fa capire che siamo di fronte a un lettore difficile. Nonostante questo troverete un paio di #LIBRIBELLI anche in questa intervista: non gliel’ho chiesto direttamente ma …l’ho spuntata anche questa volta! 1- Qual è stato il primo libro che hai letto e cosa ti ricordi della tua prima esperienza di lettura? Sembrerà strano, ma non ricordo qual è stato il primo libro che ho letto. Sicuramente uno dei classici della letteratura d’avventura in versione ridotta che facevano parte di quelle splendide collane per ragazzi della Bietti o dell’AMZ o di altri editori ormai probabilmente scomparsi. La “folgorazione” sulla via della lettura risale più o meno a quando avevo quindici anni e, su consiglio di un amico, lessi “I Buddenbrook”. Mi prese talmente tanto che leggevo fino a notte fonda, nonostante la sveglia alle sette e mezza. Dopo quel libro ho cominciato ad acquistare tutto Mann, e poi Pirandello, Dostoevskij e così via. Ovviamente allora le mie disponibilità economiche erano limitate, così acquistavo solo edizioni economiche (Oscar Mondadori e Grandi Libri Garzanti su tutti) stando attentissimo a leggerle senza rovinarne il dorso (impresa in alcuni casi tutt’altro che facile!) per evitare che si staccassero le pagine. Una delle mie paranoie da lettore. 2-Se leggi il mio blog forse ricorderai un post in cui parlavo dei Librocubicolaristi: cioè quelli che leggono a letto (come me). Qual è il posto in cui leggi con più soddisfazione e perché? Sicuramente il letto anche se, da quando devo scrivere le recensioni per il blog, la situazione logistica si è un po’ complicata e devo avere vicino un quaderno per appunti (e spunti) con annessa matita per segnare (con estrema leggerezza!) i passi che più mi hanno colpito. In alternativa divano o poltrona. Non riesco a leggere ovunque e, da qualche tempo anche un leggero sottofondo musicale mi dà fastidio: ho bisogno di stare comodo, di tranquillità e di silenzio. 3 Sei conosciuto come Stronkman. Onora questa tua reputazione citando 5 libri brutti, ma così brutti, che nessuno dovrebbe leggerli nemmeno sotto tortura. In realtà sono pochi i libri che considero davvero illeggibili. La mia cinquina potrebbe essere questa: “Canti del caos” di Antonio Moresco. Intendo la versione integrale di mille pagine. Al momento lo ritengo il libro più programmaticamente brutto che abbia mai letto. Adesso Moresco va molto con le sue svagate favolette grazie alle quali è entrato nelle grazie dei cerimonieri dei salotti televisivi, ma chi non ha letto quest’orrore secondo me non può dire di conoscere l’autore. Davvero osceno e non per quello di cui parla, ma per come ne parla: se penso all’ultima parte del libro mi vengono ancora i brividi! “Va dove ti porta il cuore” di Susanna Tamaro. Lo comprai per curiosità dopo molti mesi che era primo nella classifica delle vendite. Un libro di una banalità sconcertante, furbetto, irritante nella sua pochezza. Sono convinto che debba il suo successo al fatto che è un libro per “non lettori” e che era abbastanza maneggevole da poter essere letto ovunque. “L’Alchimista” di Paulo Coelho. Me l’hanno regalato e l’ho letto. Qualsiasi commento sull’assoluta vacuità del brasiliano è superfluo. Il fatto che venda così tanto è uno dei segni dell’imminente Apocalisse. “I ponti di Madison County” di Robert J. Waller. Un libro così sdolcinato e melenso che per un periodo ho dovuto usare l’insulina per riportare la glicemia nella norma. Solo un genio come Clint Eastwood poteva tirarci fuori un film così secco ed essenziale. Uno dei pochi casi in cui il film è incomparabilmente superiore al libro. “Tre volte all’alba” di Alessandro Baricco. Anche qui un regalo. Ormai alle bariccate che spalmano quattromila caratteri su centocinquanta pagine siamo abituati. Dopo aver letto abbastanza (forse troppo) di Baricco ho coniato una particolare categoria di scrittori di cui il torinese è il caposcuola: quelli che sanno scrivere, ma non sanno “cosa” scrivere. Che ne pensate delle StroKature di StronKman? Trovate qui le altre interviste ai lettori Manuela e 5 libri di poesia Shulim e 5 libri sull’ebraismo Sandro e 5 biografie […]
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Interviste ai Lettori #6 Antonio ci consiglia 5 libri mittleuropei | Una Lettrice
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Daniele
Ho scoperto di avere punti in comune…soprattutto nell’essere costantemente a segnare consigli e informazioni su libri. E a acquistarli, di carta o digitali. Quindi: mi procuro il suo libro su Enzo!
Una lettrice
in questo sito trovi un sacco di consigli sui libri…:)
Daniele
Ho scoperto di avere punti in comune…soprattutto nell’essere costantemente a segnare consigli e informazioni su libri. E a acquistarli, di carta o digitali. Quindi: mi procuro il suo libro su Enzo!
Daniele
Diventerò assiduo frequentatore 🙂