Siamo al mare e la pioggia scende a dirotto da almeno tre giorni.
Per fortuna siamo nella casa-al-mare della famiglia di mio marito. È un posto dove torniamo spesso. Questa è la prima volta con il nostro bambino di un mese e mezzo.
Fuori diluvia. Piove e c’è un rumore sordo e continuo, un rumore bianco che concilia lunghi respiri e occhi socchiusi.
Anche il piccolo Federico sembra apprezzare la pioggia e dorme più del solito.
Avanza un po’ di tempo per leggere. Non ci siamo portati molto libri quindi si legge quello che c’è in casa.
Che libri si tengono in una casa al mare? Non saprei. Io ci metterei dei “comfort books”, ossia il mio equivalente letterario del cibo consolatorio. Ci metterei libri che non ho mai letto, altri che ho letto troppe volte e alcuni che mi fa piacere rileggere. Tra quelli che non ho mai letto ruberei tutti i Simenon a mia madre. Quelli che ho letto molte volte selezionerei i romanzi storici belli lunghi come quelli di Rutherford (quiDiario, 5 febbraio 2019/qui e tra quelli che amo rileggere le Lettere a Lucilio.
Cosa c’è nella libreria della casa al mare?Una raccolta di romanzi e racconti gialli, intitolata Estate Gialla 76 (mio suocero non butta via niente, altro che decluttering e Marie Kondo), La Parure di Guy Maupassant (ma il mio francese non è all’altezza), il Mercante di Libri Maledetti, una collezione di classici nelle loro edizioni dalla copertina rigida, rilegate in stoffa, che hanno l’aria di non essere mai state aperte da anima viva.
E mi trovo a pensare che i libri raccontano molto delle persone, di quello che si sono lasciate alle spalle.

