Giusi Marchetta, L’iguana non vuole, Rizzoli, 2013. Recensione – UnaLettrice.org Paralizzati dalla paura?
Una ragazza di 28 anni, laureata in lettere, napoletana, vuole insegnare italiano e latino. Per lavorare, come precaria, deve trasferirsi a Torino, per un anno, per fare l’insegnante di sostegno a ragazzi disabili. Il romanzo tratteggia la situazione di sofferenza e incertezza in cui si trovano coloro che insegnano, dove precarietà e scarse risorse economiche, scarse strutture e, purtroppo, scarsa professionalità sono la norma.Il libro non grida allo scandalo e non assume un tono di denuncia.La cosa che mi ha colpito, al contrario, è l’atmosfera rassegnata che connota tutta la vicenda descritta. L’atmosfera perdente potrebbe graffiare, come nei romanzi di Yates, cantore di vite insoddisfatte, o potrebbe mordere il lettore, come nei romanzi di Thomas Bernhard. Le vite precarie della Marchetta invece sono paralizzate dalla paura. La paura ritrova come visione di fondo e serpeggia per tutto il libro. Giusi Marchetta descrive la precarietà come stato di vita: le amicizie vere sono lontane e quelle vicine sono superficiali, l’amore vero è solo un miraggio, Torino è una gelida Siberia, gli attacchi di panico della protagonista sono quasi giornalieri, i corridoi della scuola sono lunghi, gli spifferi sono gelidi, i ragazzi disabili sono Psyco pronti ad infilarti una matita negli occhi, a te, che volevi insegnare italiano e latino nella città dove sei nata e invece ti trovi a mille chilometri di distanza a fare lì insegnante di sostegno senza altre risorse che non te stessa. Il libro si legge d’un fiato: scivola via tranquillo, con una scrittura fluida intervallata da piacevoli flashback.
L’autrice, Giusi Marchetta, nata nel 1982, da Napoli si è trasferita a Torino dove è insegnante di sostegno al liceo.
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