La foto di due bambini tra le mani. Ulises è in aereo e sta attraversando il mondo per ritrovarli. Sono Tadeo e Alicia, i suoi figli portati via dalla moglie. In Israele, un paese devastato dalla violenza, in cui Ulises, straniero, deve lottare per farsi comprendere. L’incontro con Irit, un’artista, cambia tutto. Il limite linguistico che li divide è solo apparente: i due sapranno creare un linguaggio tutto loro, fatto di sguardi, di corpo, di sensazioni. Intanto, sempre a Tel Aviv, si dipana il filo della storia di David e Miriam…
Dopo il successo unanime di critica e pubblico di Kamchatka, Marcelo Figueras, vincitore del Premio Scanno 2014, torna in libreria con una storia che nasce dalla sua esperienza maturata come inviato di guerra durante la seconda Intifada. E ancora una volta ci trascina e ci coinvolge con la sua straordinaria capacità narrativa.
La furia della memoria, l’ossessione dell’acqua e del vuoto, le partiture di brani musicali
Ho letto per la prima volta questo romanzo due anni fa. Ho riletto i primi capitoli, convinta che a distanza di tempo i libri che amiamo tornano a parlare ad altri livelli, aprendoci nuove possibilità di interpretazione.
Aquarium (2009, L’asino d’oro, 2015, trad. Gina Maneri) è un romanzo denso di emozioni e riflessioni sul rapporto fra identità e alterità, fra soggettività e un contesto sociale conflittuale come quello palestinese.
Il giornalista Marcelo Figueras esplora tonalità espressive che decentrano il concetto di cultura e “effettiva” appartenenza religiosa.
Il romanzo si muove come un’opera musicale, inseguendo ritmi e immagini non ancora svelate, fino a giungere all’ossessione dell’acqua e dell’acquario di Tel Aviv.
Lontana dalla limpidezza delle vasche blu, si dipana la vicenda della ricerca di due bambini, Tadeo e Alicia, che la moglie di Ulises, il protagonista, ha rapito, portandoli con sé in Israele. Sperduto in un paese che non rappresenta nulla per lui, Ulises è straniero rispetto a ciò che lo circonda. L’unico strumento che lo anima è un linguaggio che assomma parole di
idiomi diversi. Addosso gli rimane una bizzarra cantilena di pensieri esistenziali che lo disorientano, ma anche che
incatenano il suo sguardo verso sillabe e suoni incredibilmente strazianti.

“La parola greca daimon significa “genio”, “spirito guida”. Socrate definisce il proprio daimon come “una voce che io ho in me fin da fanciullo”, che gli impedisce di cadere in errore ma senza esercitare coercizione”. Ne L’Asino d’oro, Apuleio dice: “i dèmoni sono esseri di genere animato, di natura razionale, di anima passionale, di corpo fatto d’aria, di vita eterna”.
Ulises incontra Irit, artista dal passato misterioso, attratta dall’indecifrabile e dalla commistione di parole e gesti che costituisce l’intricata arbitrarietà nel loro modo di comunicare. Travolti dalla passione, scoprono di non aver bisogno di parlarsi. Si abbandonano così a una relazione onirica e imperscrutabile, fatta di intuizioni.
Acquarium
In parallelo, si svolge la relazione coniugale fra David e Miriam, uniti nel lento fluttuare delle piscine di un acquario pubblico. Anche in questa sottotrama, Figueras indaga nelle vite dei personaggi e interroga il significato delle parole rispetto ai desideri impronunciabili.
L’autore traccia ipotesi senza dare spiegazioni complete, in un universo immaginario fatto di ingranaggi che si annullano nell’imprecisione dei sentimenti. Il linguaggio acquista un potere evocativo, dando vita a un groviglio nel quale il passato e il presente deformano una memoria che attenua i temi del dramma, dell’amore e dell’assenza.
Nell’“aquarium” , infatti, il tempo e lo spazio appaiono dilatati a dismisura e l’arbitrio della memoria sovverte l’ordine del pensiero e del linguaggio, ridicendo di continuo il Tempo, vera ossessione nel romanzo postmoderno.
Partendo dai versi di una canzone di Jacques Brel (“Inventerò per te / parole senza senso / che tu capirai”), l’autore elabora un possibile svolgimento degli eventi, sconfinando nella dimensione onirica tipica degli autori sudamericani, ma anche “Stati di grazia” (Il Saggiatore, 2014) di Davide Orecchio.
Con uno stile terso e al tempo stesso enigmatico, Marcelo Figueras racconta la realtà come una scia di ombre e memoria, divorata da un inguaribile senso di provvisorietà di fronte a ciò che siamo abbastanza certi di poter chiamare “senso di realtà”.
Lo stile lirico inventa così nuove significazioni, nell’iperproduzione e nel gioco di rimandi e stratificazioni, fino a lasciare un sentimento di fortissima e struggente assenza in chi legge.
Alla prossima recensione
Anna