Ho smesso di fumare qualche mese fa. Oggi riordinando la scrivania in ufficio ho notato un portacenere che mi aveva portato un collega, oggi ex collega, da un viaggio a New York. Il portacenere era molto carino: un souvenir con scritto I LOVE New York con il cuore rosso al centro. Non avevo mai voluto usarlo, lo tenevo sulla scrivania e, quando mi ricordavo, lo usavo come portaoggetti per gomme, chiavetta per il caffè… Oggi, in un momento di riordino, l’ho regalato a una collega che fuma ancora. Appena donato mi sono sentita molto leggera. Un po’ troppo leggera per essere solo un posacenere che non ho mai usato e questo mi ha fatto riflettere.
Ho ricordato che quando mi è stato regalato c’ero rimasta un po’ male. Pensavo “ma insomma ci conosciamo da 7 anni, e quello che hai capito di me è che sono una fumatrice? ok, è vero, ho fumato per molti anni della mia vita, ma non sono solo quello.”
Dentro di me sapevo che fumare mi faceva male e di fronte a una persona che mi regalava oggetti legati al fumo la mia reazione – mentale – era sempre irritata “Ma regalami qualsiasi altra cosa o non regalarmi niente piuttosto che il posacenere!”. Era una reazione nascosta perché comunque non riuscivo a smettere e quindi non potevo mostrarla. Tutta la tenerezza che si prova quando si riceve un regalo e qualcuno in viaggio per piacere ci ha pensato era svanita. Non avevo provato una bella sensazione ricevendo il regalo, anzi!.
Sul momento, però, ho accettato e ringraziato, inoltre, per mostrargli che avevo gradito il regalo non ho mai usato il posacenere e l’ho conservato dal 2010 a oggi sulla scrivania. Dentro di me risuona una voce che dice “non si danno via i regali ricevuti” e che mi impedisce di separarmi da ciò che mi è stato donato e inoltre fumando ancora non avevo motivo per separarmene.
MI rendo conto però che oltre al posacenere, inutilizzato, dal 2010 a oggi ho conservato dentro di me la sensazione sgradevole che ho provato quando l’ho ricevuto, una sensazione che ho “accettato e ringraziato” nel momento stesso in cui ho accettato e ringraziato il regalo. Solo oggi, nel 2015, donando il posacenere, mi sono liberata dalla sensazione di essere identificata come “quella che è capace solo di fumare”. Credo davvero che donando l’oggetto ho lasciato andare anche questa sensazione. Anzi ne sono certa perché la leggerezza e il sollievo che provo ora non possono essere solo legati all’oggetto in sé: è un oggetto che non ho mai usato, che non guardavo mai, e che occupava 10 cm sulla mia scrivania…non proprio l’oggetto più importante della mia vita, eh?
So che è un episodio piccolo ma mi chiedo: quante gabbie mentali ci costruiamo accettando oggetti che non ci piacciono? Quanto male ci facciamo per compiacere l’idea che abbiamo di “fare piacere alle persone”? Quanto peso portiamo nel cuore per seguire uno schema mentale solo nostro?
Credo infatti che se il mio collega, oggi ex collega, avesse saputo come mi aveva abbattuto l’autostima questo regalo non avrebbe esitato a dirmi “ma buttalo subito tesoro, che sei favolosa!”
Voglio leggere altro!
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Stefano (Stia)
Un po’ complicato il giro…! 😉
Ma forse è che io non ho mai fumato…
La mia compagna fuma, se le regalo un portacenere magari smette??
🙂
Una lettrice
prova!
Stefano Mondini
Sono felice che, alla fine, tu ci sia riuscita. Io sono al quinto anno, e sono arrivato alla stessa conclusione, le gabbie mentali sono tante, spesso invisibili, ma, cosa importante, non hanno lucchetti…basta aprirle e uscire.
giuliacalli
Oh si, sarà un po’ complicato il giro mentale pero’ è verissimo che ci portiamo dietro certi pesi che neanche Atlante. Un posacenere non conterà nulla ma è comunque un piccolo peso con cui non ti sei mai identificata. Hai fatto bene a regalarlo 🙂
Una lettrice
grazie giulia!
Amina Sabatini (@amisaba)
Sono tornata a rileggere il post perché oggi quando l’ho letto la prima volta sono rimasta un po’ perplessa nel senso che non riuscivo ad empatizzare. Credo sia stato il tuo ego ad esserne risentito e a impedirti di apprezzare il piccolo dono made in New York del tuo collega. Hai fatto bene a regalarlo ora che non fumi più e che sei nella fase del decluttering e avrei capito anche se tu lo avessi regalato prima perché magari ti sembrava un oggetto kitch non compatibile con i tuoi gusti ma non perché ti disturbava il saperti identificata con l’essere una fumatrice. Secondo me il tuo collega è stato molto più schietto nella scelta. Voleva riportati un pensiero dalla Grande Mela e ha scelto qualcosa di non impegnativo come valore economico altrimenti ti saresti potuta sentire in imbarazzo e anche come indossabilità; un oggetto da ufficio per l’appunto. Più che gabbia mentale io direi che sei stata educata. Ci hanno insegnato che a caval donato non si guarda in bocca etc etc. Poi sulle etichette mi trovi d’accordo; è quasi impossibile rimanerne immuni sia nel riceverle che nel affibbiarle anche se il tranello è sempre in agguato perché ci sono delle etichette che ci piacciono di più ma sempre di etichette si tratta 🙂
Una lettrice
credo che regalare un portacenere a un fumatore sia come regalare una bottiglia ad un ubriacone: non ci vedo nessun nesso con quel che scrivi: ” un oggetto da ufficio per l’appunto”. Inoltre il fatto del valore economico per me è inesistente: avrei preferito non ricevere nulla invece di un oggetto che mi ricordava che mi avvelenavo ogni giorno, accorciando la mia vita.
amisaba
Ah, ok; con l’esempio ho capito meglio il tuo punto di vista riguardo all’oggetto specifico.
Libri che mi hanno cambiato la vita: è facile smettere di fumare se sai come farlo.
[…] Ho più tempo, più salute, più soldi. Dedico il tempo, i soldi, i pensieri a cose che mi rendono felice, non solo a quando potrò fumare. Ho raccontato di quando, fumatrice, un collega, di ritorno da un viaggio di lavoro a New York mi portò in regalo un portacenere e ci rimasi molto male (l’ho raccontato qui). […]