Libri belli

LIBRI BELLI

Recensione: Bear Heart, Il vento è mia madre. Vita e insegnamenti di uno sciamano pellerossa, Edizioni Il punto d’incontro, 2011

La storia della straordinaria vita di uno sciamano nativo americano, un libro mistico e pratico che ci ricorda che le cose per cui vale la pena vivere sono alla portata di tutti. Un libro con un grande potere trasformativo, un libro che racchiude il canto di un’anima antica e potente, in grado di uscire dalle pagine per donare pace e armonia a chiunque si accosti ad essa.

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Recensione: Frederic Dard,Gli scellerati, Rizzoli, 2018

Pubblicato per la prima volta in Italia nel 2018, Gli scellerati (Les Scélérats) è una piccola opera perfetta, duecento pagine sorrette da una scrittura modernissima, un romanzo che con Simenon condivide il gusto per le atmosfere nere e la maestria nel dipingere la Francia notturna, dei café e di una società che, tutto sommato, nel dramma scopriva se stessa.
Di sé Dard disse di non aver mai cercato premi o distintivi, pur ammettendo di soffrire il confronto con la grande letteratura. Il suo scopo principale era e rimase quello di intrattenere. Della sua scrittura, venata da una persistente ossessione per la morte, disse che poteva sembrare semplice, ma in realtà nascondeva una continua lotta su ogni frase scelta.

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Recensione: Murasaki Shikibu, Memorie di corte, Luni editrice, 2019

Murasaki Shikibu è la celebre autrice del Genji monogatari,
uno dei più grandi romanzi della letteratura mondiale, considerato da molti critici il primo vero romanzo psicologico della storia.
Può darsi, anzi, che questo diario, che in realtà è frammentario (riguarda solo gli anni dal 1008 al 1010) sia stato anche una raccolta di note prese per essere usate nella composizione del romanzo.

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La vita di Murasaki Shikibu è stata oggetto di molti studi e molte ipotesi, ma con poche certezze.
Il nome stesso con cui è passata alla storia, “Murasaki”, un fiore di colore viola, è tratto da uno dei personaggi centrali del suo romanzo, la moglie del principe Genji. Murasaki Shikibu, figlia di un nobile appartenente al clan dei Fujiwara, nata verso il 978, rimase vedova molto presto con una bambina, e diventò in seguito dama d’onore dell’Imperatrice, morendo verso il 1014, a meno di quarant’anni. La sua cultura e il suo talento le valsero l’apprezzamento e i favori della corte imperiale, ma suscitarono anche molte invidie e gelosie.

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In quel mondo raffinato all’estremo, abitato solo da nobili e aristocratici sottoposti a cerimoniali ferrei, in quella gabbia dorata, ovviamente si nascondevano rivalità velenose e lotte di potere a tutti i livelli, dai membri della famiglia imperiale alle dame di corte, dai ministri ai più oscuri funzionari.
Dietro alle sontuose descrizioni delle cerimonie, ai passatempi letterari e musicali, agli abiti complicati e sfarzosi, si rivela la sottile crudeltà che costituisce la trama eterna della vita dei potenti.

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La finezza e la profondità delle osservazioni di Murasaki fanno così rivivere i momenti di un mondo lontanissimo e perduto che ridiventa attuale davanti agli occhi del lettore, come un racconto orale trasmesso di generazione in generazione.

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Recensione: Fernanda Tria, Melma Rosa, Edizioni SUR, 2022

In una città portuale devastata da una peste misteriosa, una donna tenta di capire perché il suo mondo sta crollando. Un vento tossico avvelena le strade e costringe a chiudersi in casa o a fuggire, i supermercati si svuotano e la melma rosa prodotta con scarti animali è ormai l’unico alimento reperibile, ma c’è dell’altro: il collasso di tutti i suoi legami affettivi, l’incertezza, il peso dei ricordi. Mentre mette insieme i risparmi con l’idea di partire per il Brasile, la protagonista si muove fra la madre, a cui da sempre la lega un rapporto fortissimo ma conflittuale; Max, l’amore che non riesce a dimenticare, ora ricoverato dopo il contagio; e Mauro, il ragazzino di cui si prende cura, afflitto da una fame insaziabile. Partire equivale a salvarsi, eppure farlo senza di loro è impossibile.

Scritto prima della pandemia, con tratti da romanzo distopico, Melma rosa racconta oggi il nostro tempo con inquietante precisione e una scrittura cristallina e magnetica. Fernanda Trías ha la grande dote di trovare bellezza anche nel caos, grazie a una scrittura luminosa e immagini potenti: in questa storia mette a nudo la schizofrenia di una società sempre più simile alla nostra e la fragilità dei rapporti umani, l’unica cosa che conta quando si è sull’orlo dell’abisso.

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