Il giorno dopo aver preso una decisione istintiva, il giorno dopo aver saltato giù dal treno del solito tran-tran è sempre il giorno in cui uno si guarda allo specchio, scrutando ogni poro, osservando con attenzione se la pelle intorno agli occhi presenta una nuova ruga e si dice “ma chi me l’ha fatto fare?”.
È il giorno del ripensamento, il giorno in cui la fiducia nel proprio istinto crolla a picco e ti senti un imbecille che fa le cose senza riflettere. È il giorno in cui l’impegno di scrivere in pubblico per un anno sembra insormontabile e ti dici: siamo al tre gennaio, l’anno finisce tra 363 giorni, sono troppi, non ce la farò mai. È il giorno in cui vorresti solo fuggire sotto terra, come nel primo episodio di una delle mie favole preferite, Le cronache di Narnia, a casa della Signora Castoro e del Signor Castoro, a scaldarti le mani davanti al fuoco del loro camino, seduta in una comoda poltrona imbottita, mentre la Signora Castoro ti offre del tè e i suoi famosi dolci alla pasta di mandorle* e dalla finestra vedi il fiume ghiacciato, e il tempo lento e gelido di gennaio non ti fa più così paura.
Inutile dire che non si può scappare in una favola. In giorni come questo, molto comuni ogni volta che inizio qualcosa di nuovo, io faccio l’elenco delle cose che, nella mia vita, ho portato a termine. Parto proprio dalle basi: ho finito le elementari, le medie e il liceo. Ho finito l’università. Ho scritto una favola. Ho scritto un saggio (inedito) e ho scritto un romanzo intero (inedito) Ho scritto 15 Moleskine senza righe. Ho scritto 200 recensioni di libri in questo blog. Ho scritto molti altri blog (anonimi).
Sapere di aver portato a termine queste cose mi da un po’ di fiducia, mi fa pensare che posso portarne a termine altre, anche se non è mai semplice. Mi ricorda che un tratto tipico del mio carattere, di cui non vado fiera, è l’ostinazione. Mi crea molti problemi ma, in occasioni come questa, so che posso far affidamento su di lei.
Temo però che in questo 2019 la mia sola ostinazione potrebbe non bastare. L’arrivo del mio bambino sconvolgerà la mia vita è forse anche la mia vita creativa e i processi di scrittura.
Quest’anno ho bisogno di avere fiducia. Ho bisogno di lasciar andare il controllo e affidarmi. Affidarmi alla mia creatività, affidarmi al mio bambino, affidarmi alla vita stessa e ai suoi flutti imprevedibili.
Affidarmi, per me, è più difficile che saltare giù dal treno, o procedere con ostinata contentezza verso il traguardo, evitando le buche. Affidarmi, avere fiducia, per me è lanciarmi da un aereo anche se soffro di vertigini e credere che il paracadute si aprirà e io, per un lungo attimo di gioia, potrò fluttuare tra le nuvole.