Big Magic

Stamattina mi sono svegliata presto e ho iniziato la mia routine mattutina: 20 minuti di lettura, 20 minuti di meditazione, colazione, 20 minuti di scrittura.

La meditazione è andata male perché sono stata tormentata da un pensiero. Si è incuneato in una parte di me, che spinge e tira e mi tiene in ostaggio da trent’anni, e seppur io la soffoco e la ignoro e la tratto male, e mi copro le orecchie e canto, lei torna, implacabile, mi tormenta al punto che, l’ho fatta vincere per sfinimento e io, ormai ogni giorno, da quasi sei anni, mi piego e la assecondo, mi metto a scrivere e trovo un po’ di sollievo. Ho notato che da quando mi sono piegata alla sua volontà la nostra lotta violenta si è smorzata in un vivace bisticcio: faccio quel che dice e vivo molto meglio di prima.

Da quasi sei anni scrivo ogni mattina. Uso delle Moleskine dalla pagina bianca: scrivo su carta proprio per non farmi leggere. Ciò che scrivo è imperfetto e non merita attenzione alcuna. Questo è stato il mio pensiero fino a stamattina quando il libro che leggevo mi ha stuzzicato e da lì è iniziato l’assedio.

Sto leggendo Big Magic, il libro di Elizabeth Gilbert sulla creatività. Sono arrivata al punto in cui la Gilbert – che forse conoscete come autrice di Mangia, Prega, Ama – sostiene che le donne rinunciano a priori e si fanno bloccare nei loro progetti a causa del mito della perfezione. In pratica dice che noi donne non iniziamo nemmeno se non sappiamo di essere qualificate al 99% per un lavoro, mentre gli uomini hanno un approccio più aperto; anche se si sentono qualificati solo al 40% si candidano e si danno le possibilità di sbagliare, apprendere in corsa, fare un lavoro imperfetto.

Noi donne siamo molto severe con noi stesse e spesso non iniziamo nemmeno, bloccate dall’idea perfetta ma immaginaria che si forma nella nostra mente su come dovremmo fare qualcosa. Ci concentriamo su “dovrebbe essere così e cosà” e trascuriamo il fatto che “vogliamo” fare un progetto.

Siamo delle perfezioniste e la tensione verso la perfezione è qualcosa che uccide la creatività sul nascere e, purtroppo, nella nostra società viene vista quasi come un pregio: non ci si impegna abbastanza a combatterla, anzi, la si accoglie con un misto di orgoglio pensando sia sinonimo di “lavoro fatto bene”

Durante tutta la meditazione invece di rilassarmi, continuavo a pensare alla mia personale tendenza alla perfezione: sono anni che cerco di non ascoltarla ma, almeno nella scrittura, non ci sono mai riuscita. Io scrivo ogni giorno, ma su carta, cosicché nessuno possa leggere. Qui mi è venuto in mente un libro di Gianna Anguissola che leggevo da bambina: la protagonista si chiamava Violetta e ogni settimana doveva sfidare se stessa e fare qualcosa che le facesse paura, per vincere la timidezza.

Ho pensato a questo blog, abbandonato a se stesso, mentre la mia vita scorre. Non ho più voglia di scrivere recensioni, e non ho voglia di chiuderlo. Così la parte di me che mi tormenta ha avuto il bizzarro pensiero di trasformarlo di nuovo in Diario, come si usava all’inizio del 2000, quando su Internet si riversava una umanità creativa e autentica (e imperfetta) che scriveva semplicemente per il gusto di farlo.

All’epoca avevo un blog su Livejournal, e anche se nascondevo la maggioranza dei post e ero anonima, scrivevo parecchio. Oltre a me scrivevano molte persone creative: Barbara Fiorio – che è diventata una scrittrice (ultimo pubblicato è Vittoria, per Feltrinelli), Sara Lando oggi fotografa di successo, Andrea che è pianista e ingegnere… Nessuno di noi inseriva pubblicità o sponsorizzazioni o collaborazioni, scrivevamo per piacere e necessità, sfogando la nostra creatività.

In secondo luogo mi sono chiesta spesso che fare con Unalettrice.org, e, sebbene questo Diario non sia una risposta definitiva mi darebbe una motivazione valida per pagare l’host del dominio per un altro anno.

Sul questo blog non ho più scritto nemmeno degli eventi letterari che organizzavo. Ma c’è un motivo: dopo i 3 eventi Speed Book Date, gli aperitivi letterari itineranti che ho organizzato nel 2018 a Padova, Varese e Bologna che ho raccontato qui sul blog sono rimasta incinta. Ho deciso di sospendere le attività in giro per l’Italia per godermi la gravidanza in tranquillità. Sono ormai all’inizio dell’ottavo mese e a inizio marzo nascerà il mio bambino. Non sono il tipo di persona che vuole raccontare gravidanza e parto su Internet ma, se scriverò qui tutti i giorni, è impossibile che non accenni all’evento che sta trasformando la mia vita.

Quindi, è deciso, mi arrendo e inizio un nuovo progetto: un diario, per un anno, con i miei pensieri, ciò che leggo, e probabilmente anche un po’ di ciò che mi accadrà nella vita. Forse la mia creatività mi ha tormentato perché sa che il 2019 sarà un anno memorabile. Abbandonando la mania di perfezionismo posso iniziare da oggi, due gennaio, a raccontare un viaggio autentico e imperfetto.

Alessandra Pagani si occupa di progettazione, coordinamento, supervisione e realizzazione di contenuti e progetti didattici, sia cartacei sia digitali, per l’università e la formazione accademica. Ha lavorato dal 2008 al 2020 per l’editore McGraw-Hill Education. Da gennaio 2021 è l’editor della collana Trattati e Manuali di Vita e Pensiero Editrice, casa editrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dal 2016 al 2021 ha insegnato il proprio lavoro al master Professione editoria cartacea e digitale e al master Booktelling comunicare e vendere contenuti editoriali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. È autrice di Manuale di editoria universitaria, Progettare contenuti per l’apprendimento, Editrice Bibliografica, 2020. Coordina le attività di promozione alla lettura del sito www.unalettrice.org, come Geranio, il gruppo di lettura mensile e virtuale. È autrice del podcast Voci dall’Italia, podcast nato durante il primo lockdown di marzo 2020 come proposta di Simona Scravaglieri e del gruppo di lettura Casa Sirio editore e andato in onda ogni giorno per cento giorni. Dal 2020 al 2021 ha scritto e condotto Stranger Books, programma radiofonico di libri, tecnologia e didattica su RadioActiva.

Comments(8)

    • Angelica Selvaggia

    • 5 anni ago

    Buon inizio anno Alessandra e Buona avventura… Mi mancava leggerti e sono molto contenta che tu sia tornata, anche se in una nuova declinazione.
    …e comunque si, Marco Aurelio è estremamente confortante! 😊

      • Unalettrice

      • 5 anni ago

      Grazie Angie ❤️ buon anno anche a te!

    • Paola Dominici D’Anna

    • 5 anni ago

    Che bello aspetti un bimbo Cosa c’è di più straordinario che una nuova vita 😍Io sonino bloccata caduta dalle scale operata ho rotto tibia perone e legamento sarà lunga . Sarà un anno straordinario per me il 2019 si sposerà mia figlia con un ragazzo palestinese a Gerusalemme e ki costruirà la sua vita ho riletto l’Amica geniale mi hanno regalato Vincoli di Keith Haruf Buon anno

      • Unalettrice

      • 5 anni ago

      Cara Paola ti auguro tutto il meglio per questo anno. Mi ricordo di te: ci siamo incontrate a Varese allo Speed Book Date e ricordo la storia di tua figlia e del ragazzo palestinese. Vi faccio i miei migliori auguri!
      A me hanno regalato la Trilogia della Pianura di Haruf, ma sto leggendo solo saggi in questo periodo!

    • Paola C. Sabatini

    • 5 anni ago

    Buon anno Alessandra è soprattutto congratulazioni per il/la piccolo/a lettore/lettrice in arrivo!

      • Unalettrice

      • 5 anni ago

      Grazie Paola! Buon anno! È un lettore maschio 😉

    • mastrociliegia

    • 5 anni ago

    ciao Alessandra.

    passo di qua per un saluto (ogni tanto rientro in twitter per noia, poi torno a smettere, che è meglio; e tu come altri non ci sei più: meglio, appunto, mi dicevo, sarà alle prese con cose più grandi, più vere. ho controllato qui e adesso ne sono sicuro. bene!) e per puntualizzare che il perfezionismo autocensorio (“il meglio è nemico del bene”, diceva mia nonna) non è prerogativa femminile. ho pensato a lungo che tenere gli abbozzi nel cassetto, troppo consapevole della grandezza altrui, fosse un nobile segno di umiltà, e che troppi grafomani contemporanei ne difettassero. in realtà, ho capito poi che il vero atto di umiltà è pubblicare, attualizzarsi imperfetti esponendosi al giudizio altrui, invece di salvaguardarsi una presunta perfezione solo potenziale.

    ciò detto, lettore e scrittore sono due mestieri diversi, e (anch’)io sono un lettore, senza neanche l’org.

    e vale un’esatta analogia, ora che ci penso, anche per i figli: lì perfetti proprio non si può essere, e mi ha sempre tranquillizzato veder crescere S. perché “è”, non perché “la faccio io” (è un’impotenza vertiginosa fin dal primo giorno, guardare il fagottino dormire e pensare che non possiamo garantirgli neanche un respiro, un battito in più): c’è molto di più da guardare, contemplare, servire, che da “fare”. auguri!

      • Unalettrice

      • 5 anni ago

      Ciao! ❤️

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